COCA-COLA
Ambiente e Comunicazione
Non è mai troppo tardi?
La Coca-Cola ha recentemente annunciato di essere riuscita a rilavorare in modo efficace la spazzatura di plastica raccolta estratta dall’oceano, e di averne ricavato alcune bottiglie di plastica. In un comunicato stampa (https://www.coca-colacompany.com/press-center/press-releases/a-coke-bottle-made-with-plastic-from-the-sea) , la società sostiene che, mediante la creazione di 300 bottiglie di campioni di rifiuti oceanici, “un giorno, anche i detriti oceanici potrebbero essere utilizzati in imballaggi riciclati di alta qualità, utilizzabili per alimenti o bevande”.
Questa bottiglia di plastica ricavata dai rifiuti in mare è stata sviluppata per mostrare l’altissimo potenziale delle attuali tecnologie di “riciclaggio avanzato”. Queste tecnologie sono finalizzate al riciclo di materie plastiche di derivanti da qualsiasi utilizzo precedente e dimostrano la possibilità di trasformare le plastiche inquinanti in materiali ad alta qualità: quella necessaria per l’imballaggio di alimenti o bevande.
Queste tecnologie di riciclaggio avanzate utilizzano processi innovativi che scompongono i componenti della plastica e eliminano le impurità dei riciclabili di grado inferiore, in modo che possano essere ricostruiti come nuovi.
In questo modo le materie plastiche di bassa qualità spesso destinate all’incenerimento o alle discariche possono ora guadagnare nuova vita. Saranno disponibili più “materie prime” (che prime non saranno..) e si ridurrà così la quota PET vergine necessaria per la produzione (PET: polietilentereftalato – materia sintetica (plastica) prodotta con il petrolio o il metano https://www.petrecycling.ch/it/da-sapere/pet-materia-pregiata/panoramica ): in questo modo si limiterebbero significativamente le emissioni di anidride carbonica.
Il fatto che sia stato comunicato ufficialmente, implica che sia la prima volta che un’azienda si è occupata con successo di recuperare dall’oceano rifiuti plastici destinati a imballaggio di alimenti o bevande. Guardando però più da vicino, si scopre che solo il 25% del materiale utilizzato proviene dall’oceano per cui dal riciclo. E’ comunque un inizio..
E Bruno van Gompel, Direttore Tecnico e della Supply Chain di Coca-Cola West Europe è fiero della tecnologia sviluppata per conto CocaCola da una Società (Ioniqa Technologies) collegata con la Eindhoven University of Technology. Resta infatti uno studio interessante e utile per l’industria e la società in generale per impattare e generare una economia a “circuito chiuso” per la plastica. Nel tempo il recupero di tutti i tipi di plastica usata, ridurrà significativamente le quote che attualmente vanno ad inceneritori e discariche. Secondo il CEO della Ioniqa Technologies, “L’impatto di questa nuova tecnologia si percepirà su scala mondiale: la riecerca iniziata per produrre questa bottiglia CocaCola, può far immaginare il prodotto finale. Il nuovo impianto è oggi operativo e stiamo ampliando la scala di produzione. Il nostro obiettivo è eliminare del tutto il concetto di plastica monouso e dei rifiuti in plastica “.
Nella valutazione superficiale di queste notizie, possiamo apprezzarne lo sforzo. Ma sappiamo anche che il ritardo e il budget ridotto di cui Coca-Cola dispone sono decisamente insufficienti per fare ammenda sul danno da loro prodotto in relazione all’inquinamento da plastica.
Proprio quest’anno, l’azienda è stata classificata come il peggior inquinatore di plastica al mondo per il secondo anno consecutivo, insieme a Nestlé e PepsiCo.
Un recente audit (https://truththeory.com/2019/11/06/for-the-second-year-in-a-row-coca-cola-named-the-worst-plastic-polluter-in-the-world/) (https://www.breakfreefromplastic.org/globalbrandauditreport2019/) sui rifiuti di plastica ha stimato che la Coca-Cola aveva circa 11.732 tipi di materie plastiche in circa 37 paesi registrati in 4 diversi continenti ed è responsabile di circa il 2,5% dell’inquinamento da plastica nel mondo.